Impastatrice con struttura autoportante in ghisa, con utensile impastatore a forcella.


Nel territorio comunale di Marano Vicentino, fin dall’inizio del XX secolo vi sono testimonianze relative alla produzione di macchine impastatrici per pasta da pane e pasticceria ideate e costruite per mantenere invariato il naturale ciclo di impasto, ma sostituendo l’azione delle mani con un utensile azionato da un motore. Le prime macchine furono realizzate per impastare fino ad un massimo di 30 Kg di impasto per volta, utilizzando la combinazione del moto circolare di una ciotola intorno al proprio asse e di un utensile impastatore, anch’esso rotante, in grado di simulare l’azione delle mani all’interno della ciotola stessa. Fu quindi ideata e costruita una struttura, denominata “impastatrice”, in grado di accogliere questi due sistemi meccanici e al tempo stesso di ricevere il moto da una unità esterna (motore). All’epoca, i problemi da risolvere per la meccanizzazione del processo di impasto furono molteplici: la disponibilità di macchine utensili idonee alla lavorazione dei componenti meccanici necessari era scarsa, e lo sviluppo delle moderne tecnologie meccaniche era ancora agli albori.


Prima dell’avvento delle macchine impastatrici, per impastare la pasta da pane e pasticceria, i sistemi erano sostanzialmente due.
Il primo era un sistema totalmente manuale; per ottenere un buon pane impastando a mano occorrevano pazienza e tempo. L’unico attrezzo che serviva era una larga ciotola dove mettere nell’ordine: acqua, malto (o zucchero o miele), lievito di birra, farina (poca alla volta) e sale marino fino (sciolto in acqua e aggiunto dopo 10 minuti dall’inizio dell’impasto). Si iniziava mescolando un po’ di farina nell’acqua con una mano. A quel punto si aggiungeva il resto della farina e si proseguiva finché l’acqua non veniva completamente assorbita. Si rovesciava allora l’impasto su una spianatoia e si proseguiva la lavorazione per circa 20/30 minuti fino a quando l’impasto diventava elastico e non si appiccicava più alle mani.
Il secondo sistema, pur sfruttando esclusivamente la forza delle mani, si avvaleva di strumenti in legno di vario tipo che, attraverso il principio della leva, permettevano di imprimere una forza superiore a parità di sforzo umano. Per il resto, il ciclo di lavoro era uguale al sistema manuale descritto in precedenza. L’unico vantaggio di questo secondo sistema consisteva nel permettere la lavorazione contemporanea di una quantità superiore di impasto.
Fu soltanto con l’arrivo dei motori (a scoppio prima, elettrici poi) che fu possibile pensare e realizzare una macchina impastatrice che potesse sostituire la lavorazione manuale. Con tali macchine si riuscì ad impastare mantenendo le stesse caratteristiche organolettiche dell’impasto ottenuto con le lavorazioni manuali, ma con un grande vantaggio dal punto di vista di tempo e di fatica.

Caratteristiche costruttive distintive del prodotto e dei suoi componenti
La macchina “impastatrice in ghisa con utensile a forcella” De.Co. dovrà consentire la lavorazione di impasti medio-duri con il 45-50% d’acqua, e dovrà presentare le seguenti caratteristiche costruttive:
• struttura autoportante in fusione di ghisa, ai fini del mantenimento di una elevata rigidità strutturale, di un elevato modulo di elasticità e dell’attenuazione di rumori e vibrazioni causate dalle parti cinematiche durante la lavorazione dell’impasto;
• utensile impastatore a forcella, che ruota attorno ad un asse obliquo fisso. Tale particolare disposizione consente di incamerare una maggiore quantità di aria durante la lavorazione dell’impasto, che risulta così maggiormente ossigenato e predisposto per una migliore lievitazione;
• motore unico per la messa in movimento di vasca ed utensile impastatore, con trasmissione a mezzo cinghie, ai fini della perfetta sincronizzazione nei movimenti degli stessi;
• ingranaggi in ghisa funzionanti in bagno d’olio, con trasmissione diretta del moto per mezzo di una coppia conica su corona a fondo vasca, ai fini della riduzione delle oscillazioni meccaniche e del mantenimento del sincronismo cinematico con l’utensile impastatore;
2.3 - Longevità del prodotto
La macchina “impastatrice in ghisa con utensile a forcella” De.Co. dovrà:
• essere stata prodotta ininterrottamente e senza sostanziali modifiche, ai fini della conservazione dell’originale filosofia costruttiva e del design del prodotto, per almeno 30 anni;
• essere attualmente ancora in produzione.


La macchina “impastatrice in ghisa con utensile a forcella” De.Co. dovrà essere prodotta in stabilimenti situati nel territorio comunale di Marano  e
 dovrà essere esibita presso fiere e manifestazioni nazionali ed internazionali, dovrà poter dimostrare la propria notorietà sui mercati nazionali ed internazionali e dovrà essere adeguatamente pubblicizzata ai fini della promozione dell’immagine del Comune di Marano Vicentino, da cui possano derivare occasioni di marketing territoriale con conseguenti ricadute positive sull’intera collettività.

La denominazione De.Co. è riservata al macchinario realizzato in conformità al presente disciplinare ed è proprietà del Comune di Marano Vicentino che la potrà dare in uso a tutte le aziende che dimostreranno di essere in regola con il medesimo disciplinare.