La patata di Posina

La montagna vicentina è per antica tradizione un distretto favorevole alla coltura della patata, risorsa importantissima per l’economia locale laddove cereali e altri prodotti stentano a svilupparsi. Da varie fonti, fin dall’Ottocento, si hanno notizie delle località di rinomata coltivazione nel Vicentino. Tra queste spicca Posina, che nel 1942 il direttore dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, il professor Enrico Avanzi, massima autorità in materia di genetica agraria, segnala come titolare di una varietà autoctona, la patata Posenata.

Questo riscontro storico è sintomatico della qualità e della continuità della produzione locale, da attribuirsi soprattutto alle condizioni pedoclimatiche della valle. Si sa che gli ortaggi prediligono i terreni freschi e ben drenati, con una presenza di materia organica adeguata alla fruttificazione.

Tutto ciò si verifica a Posina e dintorni sia nelle terre ghiaiose dei fondovalle, di formazione glaciale, sia sulle terrazze dei versanti, colmate con lo stesso terriccio, portato ad adeguata fertilità con una concimazione di letame maturo. Quanto alla tecnica di coltivazione è interessante notare come certe abitudini del passato, motivate a prima vista dall’esiguità delle terre coltivabili, vadano incontro a precise esigenze delle piante. Il riferimento è per la pratica della consociazione, per cui il fagiolo viene abbinato al mais, utilizzandone gli steli come sostegno, oppure coltivato in strisce alternate alle patate con vantaggi mutui: il legume da una parte giova alle piante consociate per la sua proprietà di cedere azoto al suolo, mentre dall’altra trae vantaggio da un impianto diradato che riduce il rischio di muffe grazie alla migliore ventilazione.

A ciò si aggiunga il ruolo dell’umidità ambientale, che a Posina risulta elevata soprattutto di notte, preziosa alleata per mantenere il terreno alla giusta freschezza evitando sia le sofferenza da siccità che eventuali eccessi nell’irrigazione.

Persa di vista la storica patata Posenata, oggi la coltura riguarda le migliori varietà moderne – Bintje, Desirée, Agria e altre – selezionate in funzione della realtà pedoclimatica locale. A tal proposito risale agli anni Ottanta una campagna di studio avviata dall’Istituto di Genetica e Sperimentazione Agraria «Strampelli» di Lonigo con la collaborazione di produttori e ristoratori locali: obiettivo, la verifica del rendimento  delle diverse varietà a seconda del luogo di produzione e della destinazione gastronomica, dalla cottura lessa a quella fritta, dalla trasformazione in purè o in gnocchi.

I risultati di quella verifica si godono ancora oggi, visto il numero cospicuo di locali – una trentina fra ristoranti, trattorie e rifugi di 8 località del comprensorio – che tengono in menù gnocchi rigorosamente casalinghi e altre specialità affini. Il principale appuntamento gastronomico è la Festa della Patata Naturale dell’Alto Astico e di Tonezza, che ha luogo nei fine settimana a cavallo tra settembre e ottobre: l’occasione è ghiotta perché si possono degustare a prezzi di favore gnocchi in cinque differenti varianti di sugo: burro e salvia, pomodoro e basilico, ragù di carne, funghi porcini e quattro formaggi.

Più avanti, l’ultima domenica di ottobre si sale per acquisti a Posina per la Mostra Mercato dei Prodotti Tipici di Posina. A patto di arrivare presto perché patate, fagioli e quant’altro ci mettono ben poco a prendere il volo. Da segnalare, infine, la simpatica iniziativa della «Confraternita del gnoco de patate delle convalli di Posina, Astico e Altopiano di Tonezza», fondata con il nobile obbiettivo di diffondere notizia delle bontà di questi luoghi montani.