La statale che dalla pianura risale la valle dell’Agno verso Recoaro Terme dopo una dozzina di chilometri ne attraversa il capoluogo storico: sulla sponda sinistra del fiume è la parte antica dell’abitato, di carattere settecentesco; sulla destra, quella moderna, cresciuta di pari passo alle industrie laniere della Marzotto.
Fondata nell’anno 861, al tempo di Ludovico il Giovane, pronipote di Carlo Magno, Valdagno diventa punto di riferimento di una plaga montana vocata all’allevamento ovino e alla lavorazione dei metalli, ma è dopo la dedizione di Vicenza alla Repubblica di Venezia, nel 1404, che decolla come uno dei primi centri dell’industria tessile veneta. Nel nucleo storico la passeggiata di corso Italia porta a scoprire scorci di bella atmosfera: il Duomo di San Clemente; la piazza del Comune con lo storico caffè Garibaldi; il palazzo Festari, sede di un museo paleontologico e di mostre, e Villa Valle Marzotto, l’architettura più nobile del centro, circondata da un giardino all’inglese di tre ettari.
Modernista è invece la fisionomia della cosiddetta Città Sociale, ovvero i quartieri residenziali e le strutture costruiti tra il 1926 e il 1946 nell’Oltre Agno dall’architetto Francesco Bonfanti su committenza dei Marzotto. Oltre alle abitazioni, dai grandi edifici a corte per gli operai ai villini per i funzionari, il complesso comprende vari edifici pubblici: scuole di vario livello, una piscina coperta e perfino uno stadio. È un episodio urbanistico notevolissimo anche per suggestione architettonica, che nei suoi scorci ricorda certi quadri metafisici di De Chirico. Lo stesso memoriale dedicato al massimo artefice dell’industria tessile, Gaetano Marzotto (1820-1910), gruppo bronzeo dello scultore Luciano Minguzzi, è un’opera d’arte contemporanea di prim’ordine. Sullo sfondo della città, alla testata della valle, una scenografica corona di montagne completa il quadro di Valdagno. La massima elevazione è Cima Carega, m 2259, e per questo sono affettuosamente chiamate Piccole Dolomiti, ma per forma, – creste affilate, guglie e canaloni, – e per il colore che assumono nel tramonto, non hanno nulla da invidiare alle più celebri vette della loro famiglia.