Cornedo è tra i nomi dei luoghi della valle dell'Agno di cui abbiamo la citazione scritta più antica, infatti nell'atto di investitura dell'anno 1000 dell'imperatore Ottone III° al vescovo di Vicenza, si ritrova che al vescovo vengono dati in feudo i territori di Malo, Brendola, Chiuse di Castelgomberto e Cornedo nella valle dell'Agno. Le investiture saranno più volte confermate nel corso dei due secoli successivi dai vari imperatori, almeno fino a Federico Barbarossa.
A metà del XIII° secolo il nome di una delle tante località che compongono l'attuale territorio comunale di Cornedo è citato come "Comunem Comedi", ad indicare che il nome della cittadina era a quel punto diventato il nome più importante a cui correlare gli altri territori circostanti.
Essendo il nome del paese molto antico le origini dello stesso si perdono nei tempi, ma quasi certamente deriva dall'essenza arborea del Corniolo (Cornus mas), come è per tantissimi altri nomi di toponimi vicini a noi.
Abbiamo nei dintorni Faedo da faggio, Cereda dal Cerro, Nogareo e Nogara dal noce, Carpenedo e Carpenè dal Carpine, c'è poi Olmo di Creazzo e tanti altri per non citare Cerea e Roverè in provincia di Verona o i vari Cerreto o Castagneto che sono in giro per l'Italia...
Basta guardare ancora oggi le colline intorno al comune a fine febbraio, quando il corniolo fiorisce precocemente, con quel lieve colore giallo che lo rende molto visibile grazie anche alla assenza delle foglie degli altri alberi, per capire che a Cornedo sicuramente il corniolo era già allora una presenza preponderante ed economicamente rilevante infatti il corniolo è una specie arborea che nelle società rurali aveva la sua importanza in quanto il legno è molto duro e compatto e in carenza di materiali resistenti all'usura, era un'ottima risorsa: si utilizzava per piccoli ingranaggi, per i denti dei rastrelli.
In antichità veniva utilizzato per fare le migliori lance e giavellotti tanto che nell'epica greca ci sono dei riferimenti ad armi da lancio chiamate per metonimia, CORNIOLI. L'élite della cavalleria di Alessandro il Macedone era formata da un corpo composto da nobili delle montagne macedoni (detti Hetairoi) che erano armati di una lunga lancia in legno di corniolo, lo xiston; e proprio gli storici antichi hanno considerato quella macedone la miglior cavalleria mai apparsa al mondo.
Sembra che di corniolo fosse anche il giavellotto con cui Romolo tracciò i confini di Roma. Cornedo però è antico e nei suoi lunghi secoli di storia, ebbe anche uno stemma con corna o cornucopie incrociate, di cui rimangono alcune testimonianze come su un antico muro di cinta in località Palazzina di Cereda. Corna araldiche usate probabilmente per analogia con il nome del paese, ma anche come simbolo di forza e perciò probabilmente preferite ai più semplici riferimenti arborei delle origini, tanto che ancora alla metà del XV° secolo i cornedesi le fecero scolpire sul prospetto della chiesa di san Sebastiano. Ma dal XVI°- XVII° secolo, periodo in cui il valore araldico delle corna subì un rovescio culturale, tali simboli iniziarono ad essere considerati poco dignitosi dagli abitanti di Cornedo che cominciarono a non essere molto soddisfatti del simbolo del loro paese perché era fonte di derisione e considerato disonorevole, tanto da portare a volte anche a scontri fisici e a faide.
Proprio per dimostrare che il nome del paese di Cornedo nulla aveva a che fare con le corna l'insegnante Antonio Bergamino, scrisse un piccolo saggio di toponomastica intitolato "Discorso Sopra il Nome di Corneto o Cornedo" pubblicato nel 1741 che contribuì a portare chiarezza e serenità d'animo. Bergamino comunque, per evitare che venisse ancora fraintesa l'origine del nome del comune, già 250 anni fa, propose di adottare un nuovo stemma araldico comunale che contenesse un corniolo in campo azzurro con la frase tratta da Varrone "Ab Silvis Corneis" (da una foresta di cornioli).
La proposta però non fu evidentemente subito accettata perchè ancora nel 1830 lo stemma in uso per il comune di Cornedo aveva un cuore con sotto due corna incrociate, come scrive Giovanni Soster nelle sue memorie.
Dal 1927 al nome di Cornedo si aggiunge Vicentino per distinguerlo da Cornedo all'Isarco in provincia di Bolzano e nel 1928 il professor Vittorio Trettenero presentò la relazione per il nuovo stemma comunale, proponendo tre piante di corniolo su uno scudo azzurro, attraversate da una fascia con la scritta "Ab Silvis Corneis", stemma in cui i cittadini di Cornedo Vicentino si ritrovano perché contiene il simbolo della natura che circonda ed identifica il loro paese: il corniolo ed i suoi deliziosi frutti che i cornedesi da secoli e secoli apprezzano e gustano nelle sue diverse preparazioni a partire dalla più tenera età fino alla vecchiaia.