Quando il pane era la CIOPA non ne avanzava mai. Era, ed è, una ricetta faticosa da realizzare; un po’ di pasta del giorno prima, farina di Brodesco, sale e un po’ di strutto. Il lardo non mancava nelle case e ai forni dei contadini c’erano a volte anche i sossoli.

L’impasto era duro, ci si aiutava con la gramola, e tutti davano al pane la forma di una CIOPA a croce modellando le pastelle. Ogni contrada aveva il suo forno: da Broccardo Alessandro, da Ciscato Nicola, da Panizzon, da Crosara Elena, da Marchioro Luigi, da Spoladore Angelo, dai Colbacchini Domenico, Umberto, Arduino, Mario..., e tutti impastavano CIOPE mentre i forni a legna distribuivano un profumo intenso per le case.

Le botteghe del pane aprivano alle 5.30 e tutti ne conoscevano le commesse infaticabili e attente: la Argentina, la Ninela, la Lia, la Gemma , la Cisa, l’ Elena e la Marilena....

Andando ai ricordi d’infanzia, ognuno ha storie da raccontare. I ragazzi portavano a casa le sporte di pane e le mamme e i nonni custodivano le CIOPE con cura.

La CIOPA è ancora oggi uno dei pani più buoni. E’ sempre croccante e saporita, non viene mai buttata. Biscottata è speciale. E’ ricercata per la panà e i per i canederli; è nutriente, sazia, e non è indigesta. E’ nella storia del nostro pane.(http://www.comune.malo.vi.it/)

Ciopa