È molto significativo che nella «Guida Gastronomica d’Italia» edita dal Touring Club Italiano nel 1931, prima nel suo genere, a proposito delle produzioni tipiche della provincia di Vicenza sia fatto esplicito riferimento al miele di Marana. La località in oggetto è la frazione montana del comune di Crespadoro, 791 metri di quota, alla testata della valle del Chiampo, e prende nome dalla vetta che domina il comprensorio, Cima Marana, 1554 metri, al margine della Catena delle Tre Croci, nel pittoresco quadro delle Piccole Dolomiti di Recoaro.
Senza la pretesa di un sostegno scientifico, lo si potrebbe prendere come un segno della vocazione apiaria dell’intera valle, che in effetti vanta un patrimonio floristico di prim’ordine. “E' piccola e profonda come uno scrigno,” – trenta chilometri di lunghezza, da nord-ovest a sud-est, e mai più di sei di larghezza, – “ma fertile, ventilata, salubre e tanto amena. Non per nulla fu così cara agli uomini fino dalla remota preistoria”: a descriverla potrebbero bastare le affettuose parole del francescano Aurelio Menin (1917-1973), singolare figura di prete naturalista e paleontologo da Chiampo, ma il suo valore ambientale è confermato anche dalla recente inclusione dell’alta valle nel Parco Naturale della Lessinia.
Va da sé che un ambiente così intatto sia l’ideale per la produzione di miele, che in effetti vi è documentata fin dai secoli passati. In termini odierni, quando si parla di Miele Valchiampo De.Co., ci si riferisce ai nove comuni che s’incontrano risalendo dalla pianura: Montebello Vicentino, Zermeghedo, Montorso Vicentino, Arzignano e Chiampo, che segna il passaggio nell’alta valle con Nogarole Vicentino, San Pietro Mussolino, Altissimo e per l’appunto Crespadoro.
La produzione ha tempi dettati dalle fioriture: quella dei ciliegi, nelle zone interessate da questa coltura attorno a Chiampo, dalla quale risulta un miele di colore ambrato e aroma ammandorlato; quella del tarassaco, che per primo inonda di giallo prati e vigneti, portando a un miele dal colore dorato di sapore caratteristico; quella delle robinie, che dà il miele d’acacia, poco più che bianco o paglierino, di sapore delicato e floreale; quella dei castagni, per un prodotto ambrato più o meno scuro, intenso e leggermente amarognolo; quella dei prati, dalla primavera all’estate, cui si deve il millefiori, di colore più o meno chiaro a seconda della varietà, e sapore gustoso. Infine, caso a se stante, il miele di melata, che le api producono non da polline ma da una secrezione zuccherina derivata dalla linfa, di colore piuttosto scuro e sapore corposo.