Notizie

A Cresole è regina la trota

Ha superato tutte le aspettative la “Festa della Trota di Cresole”, evento che vuole celebrare ed esportare un piatto tipico della tradizione calidonense come la “trota alla cresolana”, specialità che ha da poco conquistato l'ambito marchio di Denominazione Comunale, giunto alla quinta edizione.


«Rispetto all'anno scorso abbiamo realizzato un incremento di quasi il 40 per cento di presenze nella serata di sabato, che corrisponde a circa 700 pasti distribuiti» spiega Nicola Minuzzo, organizzatore della rassegna culinaria, assieme ad Antonio Todescato.


«Il segreto per una perfetta “trota alla cresolana ” - continua lo chef Fiorenzo Cazzola, autore del libro “Cento e uno modi per dire trota a Cresole” - è sicuramente il pesce, che dev'essere di ottima qualità, poi la cottura ! alla griglia e ovviamente l'ingrediente segreto, che consiste in un'impanatura speciale composta da una miscela di nove erbe aromatiche tipiche del territorio».


A presenziare al ghiotto evento anche una delegazione di Varese. Il gruppo di volontari, proveniente dal Comune di Gazzada Schianno, è stato accolto in Villa Caldogno dal primo cittadino calidonese Marcello Vezzaro e dal presidente della Provincia di Vicenza Attilio Schneck.
«È importante per noi vedere i luoghi colpiti dall'alluvione e conoscere le persone per le quali abbiamo creato il movimento “Aiutiamoli a riemergere” che ci ha consentito di aiutarli concretamente con delle donazioni» ha sottolineato Sergio Bertoni, coordinatore della protezione civile di Gazzada Schianno.

 

Il Giornale di Vicenza, 13 aprile 2011

Sono simili ma non vanno confuse con le “cornette” perché colore e seme sono diversi

A Dueville li chiamano “gli spaghi di Sant’Anna”, perché attorno alla ricorrenza (26 luglio) è il periodo clou della raccolta, e anche per dedicarli alla santa patrona del paese. Tecnicamente, è conosciuto come “fagiolo asparago” per la sua lunghezza: in dialetto sono le “tegoline-asparago” o “teghe-asparago”. C’è chi le chiama anche “teghe-chilometro”, alludendo al fatto che il baccello può arrivare sino a 80 centimetri, mentre a Verona sono indicate come “scurie”, cioé fruste.

I nomi sono vari, ma a Dueville il Comune, per fare chiarezza, ha assunto le tegoline-asparago come prodotto a Denominazione Comunale, una delle quaranta “De.Co.” veronelliane del Vicentino.

Queste tegoline hanno due caratteristiche che le distinguono dalle altre, che pure sono coltivate in vari luoghi della provincia: la lunghezza, che non deve superare i quaranta centimetri (ma per l’utilizzo in cucina va bene anche la metà, altrimenti è difficile girarle assieme ai bìgoli nel piatto) e il seme.

Questo è il punto. A differenza di altre tipologie, le tegoline di Dueville nascono dal seme nero: una volta lessate, infatti, prendono un colore verde scuro e intenso. Il seme nero è più raro e pregiato rispetto a quello bianco. Queste tegoline sono simili, dunque, ma diverse dalle “cornette”, che sono assai coltivate, per esempio, a Montecchio Maggiore.

A ritrovare questo seme è stato, un anno fa, Luigino Muraro, attivo nella Pro loco di Dueville, proprietario di un Garden ma appassionato coltivatore e ricercatore di prodotti tipici. S’è ricordato che suo padre si riforniva di questo seme! da una famiglia di Tombolo. Muraro sostiene che sono gli unic! i ad averlo: neanche lo “Strampelli” di Lonigo ha conservato il seme nero delle “tegoline-asparago”.

Così ha rintracciato la famiglia, s’è procurato il seme e l’ha distribuito a una decina di produttori di Dueville. Tra loro anche a Francesco Cacitti, commerciante e impiantista di professione, ma anche lui appassionato che ha contribuito al recupero di questa verdura. Oggi, dopo un anno di coltivazione, ciascuno dei dieci coltivatori produce un quintale circa di tegoline.

Grazie alla determinazione e alla passione di un gruppo di produttori, è stata ripresa una coltivazione che un tempo era caratteristica nelle campagne. Il “fagiolo asparago”, infatti, cresceva attorno alle piante di mais: l’uno e l’altro, l’ortaggio e il cereale, erano un vero e proprio salvadanaio per la famiglia contadina. Nello stesso campo erano prodotti anche radicchio e zucche, per completare la gamma degli or! taggi. Questa tegolina era importante perché rilasciava azoto, che migliora la fertilità del terreno. I diserbanti moderni hanno eliminato questa convivenza e adesso la coltivazione degli “spaghi” è affidata alla buona volontà di pochi.

Il risultato alimentare è di grande interesse: con i bigoli (le tegoline vanno lessate a parte e poi unite utilizzando un fondo di cipolla) si ottiene una “paglia e fieno” davvero saporita. Omar Viero del “Molin Vecio” utilizza nel fondo anche avannotti di trota. A Dueville all’ultima sagra gli “spaghi” hanno spopolato. Il piatto è un successo anche all’ultimo arrivato del gruppo dei ristoranti de “Le Risorgive”, ossia “Peccati di gola” di Silvia Bertinazzi di Dueville.

Fonte Il Giornale di Vicenza, 15 agosto 2010

Ecco le squisite composte

Una delle tradizioni più belle osservate con scrupolo a Montorso è quella di preparare, in occasione della festa di San Biagio, patrono del Comune, che ricorre il 2 febbraio, le rinomate composte, che prendono appunto il nome di "Composte di Montorso", un piatto tanto povero quanto prelibato la cui origine risale a quando, prima ancora che la trasformazione industriale dei prodotti della terra (con tutti i suoi aspetti positivi ma anche negativi) diventasse una realtà da cui è inimmaginabile tornare indietro, obbligava tutti a mettere a tavola prodotti stagionali. A meno che…la fantasia e l'intuizione dei contadini non inventassero, attraverso appunto le composte, metodi di conservazione semplicissimi quanto efficaci che consentissero loro di potersi offrire pietanze di frutta e verdura anche lontano dal raccolto.

Uno di questi piatti, con verze e ! graspia, è giustamente considerato esemplare e vale la pena di proporlo.
Esso prevede l'utilizzo di verze che, una volta raccolte, vengono tagliate e scottate in un liquido fatto da nove parti di acqua salata ed una di graspia, cioè il vino più povero ottenuto dai contadini dopo la vendemmia.

Dopo averle scottate e raffreddate, le verze vanno messe in un barile a strati alternandole con sale grosso. Per aromatizzarle si aggiungono aglio e chiodi di garofano. Quindi si versa la graspia che deve coprire il tutto per quaranta giorni. A questo punto la composta è pronta: le verze così possono essere sciacquate e cucinate come se fossero fresche.

Fonte Il Giornale di Vicenza, 30 gennaio 2009

La trota cresolana prepara la festa e debutta come De.co. col “busolà”

Il Comune di Caldogno può fregiarsi di due prodotti alimentari d'eccellenza locale, ora inseriti nel registro De.Co (Denominazione Comunale): la famosa trota di Cresole e il dolce bussolà di Caldogno.


Nell'ultimo consiglio comunale è stato approvato all'unanimità l'inserimento delle due specialità all'interno del libro bianco. «Il marchio De.Co - ha ricordato l'assessore all'ecologia Ivan Meneguzzo - ha un grande prestigio, perchè permette di stabilire un disciplinare con tutte le caratteristiche dei prodotti alimentari, salvaguardandoli e rendendoli così unici».


Requisito fondamentale per il conferimento del marchio De.Co è il valore tradizionale del prodotto; requisito che possono ampiamente vantare sia la trota cresolana, sulla tavola dei calidonensi fin ! dagli anni '60 e ancor di più il dolce bussolà, che si ritrova raffigurato in un affresco del Fasolo, all'interno di Villa Caldogno.


Il titolo ottenuto dalla trota sarà celebrato durante la 5a Festa della Trota, che si terrà a Cresole dall'8 al 10 aprile.
Dal consigliere di minoranza Sergio Lovo arriva la proposta di un pranzo “consiliare” per degustare i due prodotti; proposta accolta con un sorriso da tutti i consiglieri e dal sindaco Vezzaro, che ha anticipato la prensenza di una delegazione di Varese alla Festa.

 

Il Giornale di Vicenza, 3 aprile 2011

Patata Monte Faldo Arriva il logo De.Co. per cinque territori

VALLE DELL'AGNO. Varata la denominazione

Il marchio di qualità sarà visibile sulle cassette del pregiato tubero

Logo_Patate_Monte_Faldo-1
Gli agricoltori dei 5 comuni di Valdagno, Trissino, Brogliano, Cornedo e Nogarole, che hanno recentemente istituito la De.Co. sovracomunale - prima ed unica in Italia - della “Patata monte Faldo", possono fregiarsi del logo De.Co. da apporre su sacchetti o cassette. L'ha confermato Diego Pellizzaro, componente della commissione tecnica, illustrando identificazione e disciplinare di produzione e commercializzazione della “Patata Monte Faldo.
«Fra i Comuni è stato raggiunto l'accordo per assumersi la spesa della stampa delle etichette con logo, che si potranno ritirare in municipio -spiega l'assessore alle attività produttive di Trissino, Camilla Rubega, che ha presenziato alle varie riunioni assieme all'assessore al turismo della Comunità montana Agno-Chiampo, Giuseppe Gelai, e degli assessori di Valdagno Beatrice Dal Lago, di Brogliano Dario Cocco e di Cornedo Tullio Soldà-. Sarà istituita una commissione tecnica sovracomunale di 10 esperti presieduta da uno dei sindaci». Per Vladimiro Riva, presidente del consorzio “Vicenza è", è un'iniziativa importante. La patata dovrà essere inserito nel percorso turistico della Pedemontana vicentina, previsto dalla Regione».A.C
IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 15 Marzo 2011 PROVINCIA, pagina 33

L'Iter per ottenere la De.Co.: documenti utili

logo_nuovoIl Tavolo di Coordinamento dei Comuni De.Co. vicentini ha messo a punto una procedura per costituire una De.Co. Procedura che ha voluto codificare e rendere il più possibile omogenea. Pochi documenti, piuttosto semplici, da condividere con tutti i Comuni interessati, per offrire uno strumento chiaro e condiviso sulle regole da rispettare e i meccanismi per procedere a costituire una Denominazione Comunale nel rispetto delle normative Comunitarie in materia di qualità e origine.