Notizie

A Grumolo la coltivazione del riso risale al 1500

IL GIORNALE DI VICENZA

Domenica 19 Settembre 2010

UN RISO DALLE PROPRIETA’ UNICHE

 A Grumolo la coltivazione del riso risale all'opera di bonifica delle suore benedettine realizzata nel 1500.
La tradizione è continuata nei secoli fino ad oggi e nel 2004 è sorta l'Associazione dei Produttori del Riso di Grumolo delle Abbadesse, da un'idea dei produttori (Costantino Barban, Umberto Rossato, Antonietta Pavan e Francesco De Tacchi), dal sostegno dell'Amministrazione Comunale e di altri enti. Il riso prodotto dall'associazione, ricco di proteine e amido ha ricevuto numerosi riconoscimenti da parte tra gli altri de Il Gambero Rosso e Slow Food, a cui si aggiungono il logo CSQA e il marchio DeCo (Denominazione Comunale d'Origine).
Il prossimo obiettivo è ottenere l'IGP (indicazione geografica protetta).

A Grumolo un riso dalle proprietà uniche

 

A Grumolo la coltivazione del riso risale all'opera di bonifica delle suore benedettine realizzata nel 1500.
La tradizione è continuata nei secoli fino ad oggi e nel 2004 è sorta l'Associazione dei Produttori del Riso di Grumolo delle Abbadesse, da un'idea dei produttori (Costantino Barban, Umberto Rossato, Antonietta Pavan e Francesco De Tacchi), dal sostegno dell'Amministrazione Comunale e di altri enti. Il riso prodotto dall'associazione, ricco di proteine e amido ha ricevuto numerosi riconoscimenti da parte tra gli altri de Il Gambero Rosso e Slow Food, a cui si aggiungono il logo CSQA e il marchio DECO (Denominazione Comunale d'Origine).
Il prossimo obiettivo è ottenere l'IGP (indicazione geografica protetta).

 (Giornale di Vicenza, 19/9/2010)


 

24^ Festa del Riso  -17 / 21 Settembre 2010

Tipica sagra paesana che ha come protagonista assoluto uno dei prodotti più famosi: il  riso. Nei giorni della 24^ Festa del Riso sarnno in vendita gli ottimi risi “Vialone Nano” e “Carnaroli” tipici prodotti locali.

Programma completo dell'evnto disponibile cliccando qui

Informazioni: Segreteria Comune di Grumolo delle Abbadesse, tel. 0444 265033, Parrocchia di S. Maria Assunta, tel. 0444 580063

 

 

LA PATATA: Selva di Trissino propone la versione “biodinamica”che le dà ancora più gusto

Le sue origini erano a dir poco inquietanti: veniva coltivata dalle popolazioni pagane delle Ande, dedite a culti misteriosi e forse demoniaci. Cresceva sottoterra, al buio, lontana dalla forza vivificatrice del sole. Niente di strano che la patata, arrivata nel Cinquecento in Europa dall’America latina, fosse accompagnata da una fama sinistra, tanto che - all’inizio - veniva utilizzata per lo più come alimento per gli animali. Ma nei secoli si è presa la sua rivincita, è diventata il cibo anticarestia per eccellenza, tanto da essere sponsorizzata dalla stessa Chiesa cattolica, fino al punto da diventare una presenza ormai consolidata a tavola: i primi a capirne le potenzialità furono i francesi, che inventarono la purea, poi gli italiani - a partire dal Settecento - ci misero del proprio e nacque lo gnocco.
Ma non di soli gnocchi si compone la vita della patata in cucina: ne è convinto Paolo Strobe, giovane cuoco dell’Antica trattoria “Al Pesso” di Trissino, che ha creato una serie di piatti per valorizzare la patata oltre le tradizionali modalità di preparazione.
Strobe, titolare da due anni di una trattoria dalla lunga storia, abita e lavora in una zona d’eccellenza: la patata di Selva di Trissino ha proprietà e caratteristiche tali che è stata avviata la richiesta per il riconoscimento della Deco.
Il terreno di origine vulcanica, l’altitudine fra i 400 e gli 800 metri, il microclima con un’elevata escursione termica fra il giorno e la notte sono gli ingredienti che danno alla patata trissinese una consistenza particolare, né troppo densa né troppo farinosa, e un gusto gradevole, perfetto per gli abbinamenti e gli esperimenti, come ben sa Paolo Strobe.
Il quale, fedele alla consegna degli “Ambasciatori della Buona Tavola” (il gruppo di ristoratori di cui fa parte), valorizza sì i prodotti e i gusti locali, ma non rinuncia alla curiosità e alla ricerca. Così ha trovato un produttore locale, Gianfranco Masiero, che ha applicato alla patata la filosofia della coltivazione biodinamica, già utilizzata con successo per la vite: rigoroso rispetto dei ritmi naturali, intervento umano ridotto al minimo, ricorso a fertilizzanti e antiparassitari ecologici, realizzati dallo stesso produttore con metodi che, visti dall’esterno, sconfinano nell’alchimia. «In questo modo - spiega Strobe - la patata prende tutto quello che può dal terreno e diventa ancora più saporita».
Il menu che il cuoco trissinese dedicata alla patata, dall’antipasto al dolce, è tutto giocato sull’equilibrio tra il gusto del tubero, che va valorizzato, e gli altri ingredienti che non devono soffocarlo. Si va dalla crocchetta di patata e sopressa, con cipolla rossa dolce e zuppetta di spinaci, agli “gnocconi” ripieni di caponata di verdure di stagione, con fonduta di formaggio di Nogarole e tartufo nostrano; dal galletto in crosta di patate con soffice di erbette e peperoni, al krapfen, realizzato con farina di patate, ripieno di crema, con salsa alla vaniglia e fragole.
Alla cena di presentazione, illustrata con perizia dalla sommelier Daniela Soncini, i piatti sono stati ottimamente abbinati a vini dell’azienda vinicola Dal Maso di Montebello, a loro volta raccontati dal produttore, Nicola Dal Maso.

(GIORNALE DI VICENZA, 18 settembre 2010)

Tra sopressa e vino è scattata la corsa al marchio De.Co.

 
Dieci prodotti hanno ottenuto l’imprimatur della produzione comunale
 
Anna Lirusso, Giornale di Vicenza - Giovedì 16 Settembre 2010
 
 
Il formaggio “Castelgrotta”, i caprini e il vino “Ascledum”: ecco i nomi dei tre gioielli dell’agricoltura locale che il Comune di Schio ha premiato con il marchio “De.Co".
La “Denominazione Comunale” è nata per valorizzare la tipicità di tanti prodotti agroalimentari che per diversi motivi non rientrano in altre forme di tutela. In pratica il riconoscimento viene attributo direttamente dal Comune attraverso una delibera del sindaco che certifica la provenienza, la qualità e la peculiarità di un prodotto tipico del territorio.
Tra Schio e comuni del comprensorio sono dieci i prodotti marchiati dal rispettivo Comune di appartenenza.
A Laghi ci sono gli ortaggi e a Posina è la volta dei fagioli e delle patate, cibi poveri ma che oggi vengono menzionati in libri e percorsi enogastronomici.
Grazie a questi prodotti, ristoranti e agriturismi possono proporre i tipici gnocchi di Posina, o la tradizionale polenta di patate, meglio conosciuta come “polenta impatatà”. Il fagiolo posinate è altrettanto ricercato anche perché spesso è coltivato per il consumo familiare e finisce per il rimanere tra le mura domestiche.
«È questo uno dei problemi su cui bisogna indubbiamente lavorare – spiega Vladimiro Riva direttore del “Consorzio Vicenza È” -: superare il minimo di produzione e evitare la non reperibilità in loco dei prodotti che a lungo andare potrebbe diventare disincentivante per il consumatore di nicchia, curioso di conoscere cibi legati indissolubilmente al territorio, e anche disposto a spendere qualche euro in più pur di assaggiare certi gusti».
Oltre alla farina Maranello di Marano anche la vicina Isola Vicentina ha la sua farina di mais per polenta.
Valli del Pasubio non poteva mancare con la soprèssa, la cui produzione è già tutelata a livello provinciale dal marchio comunitario della Denominazione di Origine Protetta (Dop) che però conta su un solo produttore valligiano. Il Comune ha sentito la responsabilità di difendere la sua secolare tradizione distinguendo ulteriormente le soprèsse di cinque aziende artigianali con apposita “Denominazione Comunale”. E sempre parlando di insaccati, sono state avviate le pratiche anche per la “bondola” di Torrebelvicino.
Spostandoci a Tonezza del Cimone troviamo la “patona”, un piatto tradizionale, una sorta di polenta a base di patate e farina, condita con soffritto di cipolla e ciccioli di maiale, da consumare morbida al cucchiaio oppure abbrustolita sulla griglia.
«Le De.Co. sono nate a sostegno delle aziende agricole – conferma il presidente di Coldiretti di Schio, Fabio Scorzato – e vengono rilasciate in seguito a controlli rigidi. Sono un altro strumento per valorizzare i prodotti a km zero».

Patata monte Faldo De.Co. e gnocco di Selva di Trissino

GIORNALE DI VICENZA 15.09.2010

"Patata monte Faldo De.Co." e “Gnocco di Selva di Trissino” nel paniere dei prodotti agroalimentari di Slow Food del Veneto. I due traguardi sono ormai vicini. Lo si è capito chiaramente nell’incontro di settore, sul rilancio della patata, organizzato dalla Comunità montana Agno-Chiampo di Valdagno e svoltosi a Selva di Trissino. L’occasione è stata fornita dal bilancio della “Festa del gnocco", che ha chiuso i battenti segnando una presenza di oltre 25 mila persone (18 mila nel 2009) con 80 quantali di patate usate. Un vero e proprio record di affluenza per eventi popolari, organizzati in Valle dell’Agno.

«Se la proposta inoltrata a Slow Food veneto, avrà buon esito -ha affermato fiducioso Diego Pellizzaro, componente Condotta Slow Food Vicenza-, la patata e il gnocco di Selva di Trissino saranno in vetrina al salone internazionale del gusto, in programma dal 20 al 25 ottobre a Torino». «Il primo comune vicentino ad adottare la delibera De.Co., cioè la Denominazione Comunale, è stato Recoaro Terme -ha ricordato Vadimiro Riva, presidente del consorzio “Vicenza è"-, con gli gnocchi con la “fioreta” e per l'acqua minerale. Ne sono seguiti altri 26. Ben venga, ora, la “Patata Monte Faldo". Lo scopo è quello di movimentare i turisti interessati a visitare i luoghi di produzione e degustare sul posto i prodotti De.Co.».

Convinti dei benefici si sono dichiarati anche i quattro sindaci del territorio che gravita sull’area di coltivazione di questa pregiata patata: Claudio Rancan di Trissino, Santo Montagna di Brogliano, Mario Negro Marcigalia di Nogarole e Martino Montagna di Cornedo. Diego Meggiolaro, presidente berico della Coldiretti, ha sottolineato come si stia «andando verso il recupero dei terreni abbandonati, specialmente montani». Marino Finozzi, assessore regionale al turismo, ha confermato «il ruolo della Regione Veneto nel rilancio dei prodotti locali di qualità» ribadendo che la Regione si sta muovendo affinché «ci sia un contributo economico anche per la coltivazione della patata Monte Faldo». Ha chiuso i lavori Vittorino Rasia, coordinatore del comitato festa del Gnocco, offrendo ai presenti un piatto di gnocchi fumante.

A.C.

Le De.Co. Vicentine

Dal Blog di Robeto de Donno, www.dedonno.net

Vicenza è stata una delle prime province in Italia a compiere un lavoro particolareggiato sulle Denominazioni Comunali grazie anche al grande impregno profuso dal Consorzio Vicenza è che ha sempre creduto a questo metodo di promozione del territorio.

Oggi, dopo le tante pubblicazioni specifiche, è arrivato anche il libro “Le De.Co. vicentine” edito da Terra Ferma che raccoglie 40 piatti e prodotti fissati dalla De.Co. nella loro identità.

Il testo di 150 pagine si completa con un’ampia appendice fotografica e un ricettario con alcuni suggerimenti in cucina per preparare i prodotti De.Co.

Da non perdere insieme al libro, gli aggiornamenti e le schede pubblicate sul sito www.comunideco.it.

Due paesi divisi da un liquore

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 19 Agosto 2010

IL CASO. Un piovenese scippa ai vicini la ricetta originale del “Girolimino”, digestivo creato dai frati orsiani tre secoli fa

Due paesi divisi da un liquore

Un segreto è stato gelosamente custodito per quasi mezzo secolo da Renato Zanella

Piovene Rocchette scippa a Santorso la ricetta segreta del liquore “Girolimino”.
Dopo vent'anni ritorna in produzione l'antico infuso a base di erbe creato per la prima volta dai padri dell'Ordine dei Gerolimini, seguaci del beato Pietro Gambacorta di Pisa che vissero sia a Santorso che a Piovene Rocchette. Renato Zanella, di Santorso, custodiva dal 1948 la ricetta segreta di padre Gruba che ora è passata nelle mani di Terenzio Panozzo di Piovene Rocchette e di un altro socio.

Zanella l'aveva ottenuta direttamente da uno dei frati della Congregazione che con regolare atto notarile acquisì anche i diritti di fabbricazione: «Conoscevo padre Francesco Gruba – racconta – dal 1935 ed è stato un caro ospite nella mia famiglia negli ultimi otto anni della sua vita. Ho curato la produzione del liquore dal 1948 al 199! 1 poi, per problemi personali, ho smesso».

Per quasi vent'anni quella ricetta è rimasta gelosamente custodita in un cassetto di Zanella, anche se in molti hanno bussato alla sua porta e con offerte più che allettanti. Si dice che lo stesso don Franco, ex arciprete di Santorso, gliel'avesse chiesta ma senza risultato.
«Il signor Zanella è rimasto entusiasta nell'ascoltare il nostro progetto di recupero storico di questo prodotto straordinario, strettamente legato al nostro territorio – spiega oggi il nuovo comproprietario del marchio – e ha accettato di cederci la ricetta. In questi ultimi dieci mesi abbiamo lavorato per ricostruire la storia autentica dei frati Gerolimini creando, oltre al liquore a base di estratti di erbe, anche due volumi litografici che si intitoleranno “I luoghi del Girolimino”. Il liquore rientrerà tra l'altro all'interno dei prodotti tipici vicentini».

Ma la notizia della cessione della ricetta è stata accolta con qualche perplessità dagli abitanti di Santorso che avrebbero preferito rimanesse un segreto custodito del paese.
«Quella acquistata non è l'unica ricetta del liquore - spiega il sindaco Pietro Menegozzo. - Ne esiste un'altra autografa prodotta dal gruppo Masci e distribuita in baita al Summano. Il Girolimino non dev'essere un'esclusiva del nostro paese, anche se come amministrazione avevamo pensato di richiedere il marchio De.Co. . Alla luce di questa cessione bisognerà affrontare la questione con cautela per garantire l'autenticità del prodotto».
Intanto domenica sul monte Summano si terrà la 19a edizione della Festa del Girolimin, dove si potrà assaggiare il liquore, prodotto artigianalmente per l'occasione. Alle 11 sarà celebrata una messa cantata dal coro parrocchiale, terminata la quale avrà inizio la processione alla Croce. Si può raggiungere la vetta del Summano anche a piedi in un paio d'ore attraverso il “sentiero dei Gerolimini”, partendo da Santorso.
I sentieri del monte sono stati ripristinati dal Gruppo Amici della Montagna.

Il motore del turismo è l’enogastronomia. Una carta da sfruttare bene

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 12 Agosto 2010

Il motore del turismo è l’enogastronomia
Una carta da sfruttare bene

VICEPRESIDENTE PROVINCIA
DINO SECCO

Vicenza vuole presentarsi all’Expo del 2015, il cui tema è “Nutrire il pianeta, energia per la vita” forte di un record: intende essere la provincia (non solo) italiana con il maggior numero di prodotti tipici. Lo slogan l’ha lanciato il vicepresidente della Provincia, Dino Secco, ed è chiaro: “Un Comune, un prodotto”. Il traguardo è possibile da raggiungere: i prodotti tipici nel Vicentino sono una novantina, dal radicchio di Asigliano alla patata di Rotzo, mentre i Comuni sono 121. Tenendo conto che un Comune può presentare più di un prodotto, l’obiettivo del centinaio è a portata di mano. Lo strumento sono le Denominazioni Comunali, ossia le “De.Co.” un’idea intelligente lanciata una decina di anni fa da Luigi “Gino” Veronelli, in nome dell’età d’oro dell’Italia, che lui vedeva nell’epoca dei Comuni.
La proposta-sfida in vista dell’Expo del 2015 è stata indicata da Dino Secco alla presentazione del volume “Le De.Co. vicentine”, di cui è autore Francesco Soletti, promosso dal Consorzio di promozione turistica “Vicenza è” (o più esattamente dal suo attento consigliere delegato, Vladimiro Riva) ed edito da Terra Ferma. Il ragionamento di Secco è assai preciso: «Se l’enogastronomia è la porta del turismo, tutto il Vicentino deve giocarsi bene questa carta». Gli ha fatto eco Diego Meggiolaro, presidente provinciale della Coldiretti, che s’è sintonizzato perfettamente: «Stiamo riscoprendo le nostre potenzialità, il nostro “saper fare” che nell’età del terziario significa valorizzare a tutti i livelli le nostre produzioni tipiche».
Dal canto suo Francesco Soletti ha sottolineato un altro valore della sfida: «Salviamo i prodotti De.Co. del Vicentino per salvare ! anche il paesaggio della nostra provincia».
Le “De.Co.” nel Vicentino hanno compiuto un rapido passo in avanti negli ultimi tempi. Solo due anni fa i Comuni che avevano adottato le delibere di tutela per i loro prodotti erano una dozzina: ora siamo vicini ai trenta, mentre una quarantina sono i prodotti tutelati.
Qual è il significato della “De.Co.” e perché può trovare spazio proprio in questo momento? Accanto alle motivazioni conosciute - vale a dire la riscoperta dei cibi tradizionali, che appartengono alla nostra cultura - accanto alla indubbia genuinità che queste coltivazioni "a km. zero” assicurano, c’è un’altra ragione. Lo scenario dell’enogastronomia sta rapidamente mutando: più che la ricerca esasperata, dalle spume alla scomposizione dei sapori, c’è “voglia di trattoria”, ossia di un piatto e di ricette semplici e tradizionali. Carlo Petrini ha indicato la linea: il cibo dev’essere “Buono, pulito e giusto”. Questa è la sensibilità che si sta diffondendo.
Nel frattempo la Grande Distribuzione, che porta nelle nostre case il 70% del cibo che consumiamo, sta cambiando anche i gusti del nostro palato. E mangiamo molto più Ogm di quello che immaginiamo: il 75% della soia che utilizziamo proviene da coltivazioni Ogm nel mondo.
Lo stretto binario di un’alimentazione sana, che eviti l’uno e l’altro confine e ambedue i rischi, passa anche attraverso le “De.Co.” veronelliane, che hanno un grande futuro... dietro le spalle.