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La sopressa conquista le Valli. Continua l'assalto allo stand

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 12 Agosto 2010

PROSEGUE FINO A FERRAGOSTO, A VALLI DEL PASUBIO, LA SAGRA DEDICATA ALLINSACCATO TIPICO

La sopressa conquista le Valli continua l'assalto allo stand

Grande soddisfazione nella Pro Loco, guidata dalla neo Presidente Paola Dalla Pozza, per il positivo inizio della sagra della sopressa, che animerà Valli del Pasubio fino al ferragosto.

Favorita da una splendida mattinata, si è svolta nel migliore dei modi la cerimonia inaugurale dell'ormai rinomata Sagra della Sopressa di Valli. Le sopresse, esposte su due folkloristici carri e accompagnate dal gruppo Canti Popolari Le Valleogrine in costume tradizionale, hanno sfilato per il centro del paese tra gli applausi della gente.

Presenti numerosi ospiti accolti dal Sindaco, Armando Cunegato, e dalla Giunta Comunale, fra loro il parlamentare europeo Sergio Berlato, gli assessori regionali Elena Donazzan e Marino Finozzi, il Vice Presidente della Provincia Dino Secco, il Presidente dell'UNPLI provinciale Giorgio Rossi, e poi il Presidente della Comunità Montana Filippi Farmar, i Presidenti delle Pro Loco della Val Leogra, Dirigenti della Cassa Rurale di Rovereto, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Valli, rappresentanti del mondo economico e delle Associazioni.

Gli interventi hanno evidenziato l'importanza della Manifestazione, l'impegno dei volontari e, in particolare, l'iscrizione della sopressa di Valli del Pasubio nel registro provinciale dei prodotti De.Co..

Le sopresse fatte in casa, in gara per l'assegnazione del titolo di sopressa dell'anno, sono state attentamente valutate dai Ristoratori della Val Leogra che hanno assegnato la targa all'insaccato prodotto da Giuseppe Zanetti, di Via Ariche.

Centinaia di persone hanno affollato per tutto il giorno lo stand gastronomico dove hanno potuto apprezzare i piatti della tradizione contadina, primo fra tutti quello di polenta e sopressa. Sono stati un centinaio i partecipanti alla camminata, accompagnata dagli animatori turistici, che hanno fatto conoscere angoli caratteristici e scorci paesaggistici di notevole bellezza.

Il centro storico è stato animato dal Mercatino artigianale e dalle note allegre e goliardiche del gruppo Taca banda. Molto frequentata la Mostra Fiori della Val Leogra con tavole di erbario di Bruno Minotto, del 1934, illustrata da Flora Todesco.

La Sagra prosegue nei prossimi giorni e avrà il suo clou il giorno di ferragosto con numerose attrazioni, fra cui il mercatino in piazza fino a tarda sera, la tombola in Piazza e il grande spettacolo pirotecnico.

Formajo de pignato. Un sapore da tutelare

IL GIORNALE DI VICENZA

Giovedì 12 Agosto 2010

CALTRANO. Chiesta la De.Co. pure per le mele

Formajo de pignato
Un sapore da tutelare

Dagli amministratori caltranesi parte una richiesta unanime: concedere a due prodotti locali la De.Co, ossia la denominazione d'origine comunale a loro tutela.
In prima linea il "formajo de pignato", antica lavorazione praticata soprattutto per poter riutilizzare le forme con qualche difetto, oggi ripresa con l'impiego di materia prima di adeguata qualità.
La mela rosa è  invece un prodotto legato ad un progetto promosso dall'assessorato Provinciale all'Agricoltura, che si pone l'obiettivo di salvaguardare e rilanciare questa particolare qualità di mele, destinandole poi alle scolaresche delle località dove i meleti sono sorti.
Dallo scorso anno sul territorio caltranese se ne contano due. Dovrebbero entrare nella loro prima fase produttiva il prossimo autunno.
Con l'approvazione del consiglio comunale, la richiesta della De.Co avvia ora il suo iter per il riconoscimento che consentire di promuovere con maggior forza queste due produzioni caltranesi. R.A.

Gnocchi agli spinaci selvatici. A Campogrosso erbe, burro e formaggi diventano menu

IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 09 Agosto 2010

Gnocchi agli spinaci selvatici. A Campogrosso erbe, burro e formaggi diventano menu

Quando Adone Storti nel 2001 ha rilevato assieme alla moglie Giovanna Vagheggi il rifugio Alla Guardia si  lanciato in questa nuova avventura con lo stesso entusiasmo che, per tanti anni, lo ha fatto scendere lungo le piste ripide e tortuose con il suo bob. A dispetto della pacatezza che lo contraddistingue, il recoarese Adone nasconde un animo avventuroso. Dieci estati fa - dopo una vita passata nella ristorazione - si  messo in testa di portare la cucina di qualità tra le montagne, ai 1.136 metri della Guardia: Lobiettivo era quello di dar vita ad un ristorante che si staccasse dallimmagine del tipico rifugio alpino e di sfatare un tabù: lavorare 12 mesi lanno in un posto di montagna, osserva.

Lui  il cuoco mentre la moglie Giovanna si occupa della sala. Il futuro  nelle mani del figlio Filippo che si appresta ad affrontare lultimo anno dell'Ipssar Artusi.

Adone, 51 anni, ha iniziato a lavorare da giovanissimo. Già a 13 anni, nel 1972, faceva in estate il lavapiatti all'hotel Trettenero per guadagnare abbastanza e potersi comprare la bicicletta. Dopo il primo anno di scuola alberghiera viene rapito, complice uno stage, dal mondo dei fornelli e inizia un lungo percorso in giro per lItalia. Dai suoi maestri impara con gli occhi perché - sostiene - la gelosia dei cuochi  risaputa.

Ma già dagli 8 ai 10 anni trascorreva le sue estati in malga e quest'esperienza gli é tornata utile proprio Alla Guardia, dove rielabora il prodotto povero per portarlo nella sua ristorazione e farlo riconoscere come un cibo diverso. Un esempio  rappresentato dalle tegoline fumè, fagiolini reinventati con burro di malga e ricotta affumicata.

Un'altra consuetudine che Adone ha ereditato dalle donne delle malghe é quella di raccogliere i gratacrauti, lo spinacio selvatico o erba del buon Enrico, per utilizzarli come verdura. Storti richiama quei tempi con i suoi gnocchi di patate ai gratacrauti: un piatto della memoria e dell'esperienza. Lo spinacio  lessato e condito con il burro. Le erbe, passione condivisa con la moglie Giovanna, sono parte integrante della cucina della Guardia. I prati di montagna rappresentano il luogo ideale per cercarle e creare nuovi piatti. La stessa pasta viene, a volte, colorata aggiungendo all'impasto delle erbe. Il chilometro zero é  un concetto che permea la cucina di Adone Storti. Gli gnochi con la fioreta, piatto De. Co., vale a dire a denominazione comunale, sono preparati seguendo alla lettera la disciplinare dettata dalla Confraternita: fioretta, farina, burro di malga e salvia. Quattro ingredienti e il piatto  servito. Le vicine malghe offrono infatti la possibilità di avere a disposizione formaggi freschi. In questo modo nasce anche la tosella con polenta e le già citate tegoline fumè.

La tosella, che si conserva per un paio di giorni, viene scottata nella griglia per essere poi passata in forno con burro. La polentina di mais Marano con formaggi fusi di malga e porcini  un altro piatto a chilometro zero ben riuscito.

Con le erbe vengono anche aromatizzate le grappe. Notevole la varietà: mirtillo, rosa canina, ortica, menta, ginepro, cumino, pinomugo, ruta e asperula. Dal vicino monte Civillina viene anche il tartufo nero usato per insaporire il rotolo di faraona.

La specialista dei dolci  la moglie Giovanna. Da segnalare la crostata alla marmellata di albicocche con meringa alle noci e le torte con ricotta fresca e frutti di bosco: mirtilli, lamponi e ribes.

S. Anna porta la De.Co. ai fagioli a metro

IL GIORNALE DI VICENZA

Marted 10 Agosto 2010

DUEVILLE. Un prodotto tipico del territorio

S. Anna porta la De.Co. ai fagioli a metro

Ottimi come contorno o per condire i bigoli Un valore aggiunto fra le risorse del paese

Il 2010 distingue Dueville anche in ambito alimentare.  stata infatti attribuita la De.Co. (Denominazione Comunale) ad uno dei prodotti ortofrutticoli storici del Comune: gli Spaghi o Teghe di Sant'Anna. Questi legumi sono lunghi fino a 80 cm e rinomati come coltura che tollera bene la siccità. Nel territorio duevillese la coltivazione dei fagioli  sempre stata complementare a quella del mais - ricorda l'Assessore alla Cultura Michele Cisco - in particolare lo Spago, dal colore verde scuro e chiamato anche fagiolo serpente o fagiolo metro, era adatto a sfruttare il fusto della pianta di granturco come tutore per gli steli rampicanti. Per questo, soprattutto nella zona di Vivaro, da più di 200 anni questo ortaggio  radicato nella tradizione del paese.

Questa leguminosa  stata probabilmente importata dall'India in età antecedente alla scoperta dell'America. La semina avviene ai primi di aprile, la raccolta a fine luglio in corrispondenza della Sagra di Sant'Anna e da qui il nome dialettale teghe de Sant'Ana".
In cucina lo Spago può essere un ottimo contorno o, con i bigoli, un gustoso primo - conclude Cisco - ora con la De.Co. riusciremo sia a pubblicizzare il nome di Dueville, sia ad incoraggiare e a riconoscere il merito di chi coltiva. M.B.

Le De.Co. vicentine – Questa mattina la presentazione del nuovo libro

COMUNICATO  STAMPA  del 6 AGOSTO 2010

 

decopres

 

“Le De.Co. vicentine – Le Denominazioni Comunali nel piatto” è l’ultima fatica di Francesco Soletti per Terra Ferma, l’editore che ha già prodotto così cinque pubblicazioni della nuova collana “Tecete” su impulso di Vicenza è.

Dopo il broccolo fiolaro, la cucina di tradizione, il durello e lo spiedo ora è la volta dei prodotti De.Co., già pubblicizzati nel sito www.comunideco.it realizzato dal Consorzio Vicenza è come strumento di marketing territoriale.

Sono 26 finora  i Comuni vicentini citati nella pubblicazione, di cui 3 avevano in corso l’approvazione della delibera al momento della stampa: Caltrano, Dueville e Lonigo. A breve è già prevista una riedizione aggiornata dato che hanno manifestato interesse ad una De.Co. i Comuni di Chiampo, Caldogno, Schio con Santorso e Piovene, e anche Trissino.

Francesco Soletti illustra i vari territori comunali elencando le loro caratteristiche e poi presenta ben 40 prodotti De.Co., cui seguono 6 ricette di antipasti, 13 di primi piatti, 8 di secondi e 5 di dessert, con 6 ricette base, tutte proposte da diversi cuochi.

Il libro presenta anche un primo elenco di produttori e rivenditori di 15 prodotti De.Co. e una lista di ristoranti che li utilizzano con continuità.

La pubblicazione si può trovare in vendita negli uffici Iat della provincia ad Asiago, Bassano, Recoaro, Tonezza e Vicenza.

Oggi la presentazione del libro è stata fatta dal Vicepresidente della Provincia, Dino Secco, assistito dall’autore Francesco Soletti, dal giornalista enogastronomo Antonio Di Lorenzo e dal presidente della Coldiretti Diego Meggiolaro, alla presenza dei rappresentanti di 19 Comuni ai quali è stata sottoposta l’ipotesi di dare vita ad un Coordinamento dei Comuni veneti che hanno adottato le De.Co.

 

I Comuni:

Altissimo, Asigliano Veneto, Caltrano, Conco, Creazzo, Dueville, Gambellara, Grumolo delle Abbadesse, Isola Vicentina, Laghi, Longare, Lonigo, Lugo di Vicenza, Lusiana, Marano Vicentino, Montecchio Maggiore, Monticello Conte Otto, Montorso Vicentino, Posina, Recoaro terme, Rotzo, Tonezza del Cimone, Torrebelvicino, Torri di Quartesolo, Valli del Pasubio, Villaverla

 

I prodotti:

Il formaggio di Altissimo, la trota di Altissimo, il radicchio rosso di Asigliano, il formajo de pignato, la mela rosa di Caltrano, il tarassaco di Conco, il sedano di Rubbio, il broccolo fiolaro, i fichi di Creazzo, la tegolina asparago di Dueville, il capretto di Gambellara, il riso di Grumolo, il radicchio di Grumolo, la farina di mais di Isola, gli ortaggi di Laghi, i piselli di Lumignano, il mandorlato, il riso di Bagnolo, i formaggi di Lonigo, i salumi di Lonigo, i marroni di Lugo, le noci di Lugo, i bucatini alla lughese, le mele e pere di Lusiana, la carne secca, il mais Marano, la mostarda vicentina, la carota bianca di Monticello, le composte, la patata posenata, i fagioli di Posina, le acque di Recoaro, gli gnochi con la fioreta, la patata di Rotzo, la patona di Tonezza, la bondola, l’asparago bianco di Marola, la sopressa di Valli, il formaggio Verlata, il clinto di Villaverla.

 

 

Patata di Selva «Un bollino di qualità con Nogarole»

IL GIORNALE DI VICENZA

Mercoledì 04 Agosto 2010

TRISSINO. De.Co.

Patata di Selva «Un bollino di qualità con Nogarole»

patata  La De.Co., Denominazione Comunale, per la patata di Monte Faldo. È questo l’obiettivo che si punta a realizzare. Per la valorizzazione il tubero “principe” di Selva, nel territorio di Trissino e protagonista dell'annuale “Festa del gnocco” che si celebra ai primi di settembre nella frazione collinare, la macchina organizzativa è a pieno regime.

È un appuntamento gastronomico-folcloristico, che richiama ad ogni edizione migliaia di persone dalle province di Vicenza e di Verona. Numeri record per l’evento: basti pensare che nel 2009 erano stati prodotti quasi 35 quintali. «Il successo della Festa è merito di volontari e produttori -spiega l'assessore alle attività economiche, Camilla Rubega-. Non escludiamo anche un progetto di denominazione sovracomunale con Nogarole, per la patata del Monte Faldo». A.C.

Il nuovo libro "Le De.Co. Vicentine"

Libro-DeCo-vicentine-2010

 

Vicenza è stata una delle prime province in Italia a compiere un lavoro particolareggiato sulle Denominazioni Comunali grazie anche al grande impregno profuso dal Consorzio Vicenza è che ha sempre creduto a questo metodo di promozione del territorio.

Oggi, dopo le tante pubblicazioni specifiche, è arrivato anche il libro "Le De.Co. vicentine" edito da Terra Ferma che raccoglie 40 piatti e prodotti fissati dalla De.Co. nella loro identità. Il testo si completa con un'ampia appendice fotografica e un ricettario con alcuni suggerimenti in cucina per preparare i prodotti De.Co.

 

Per altre informazioni sulle de.co vedere anche www.denominazionicomunali.it Paolo Massobrio - de.co. la carta d'identità del sindaco

 


 

Le De.Co. vicentine. Le Denominazioni Comunali nel piatto

Dati: edizione 2010, 144 pagine
Curatore: F.Soletti
Editore: Terra Ferma Edizioni

Le De.Co., Denominazioni di Origine Comunale, rappresentano una forma innovativa di promozione, riscoperta e tutela di quei prodotti agroalimentari di nicchia che fanno capo a territori e tradizioni racchiusi all'interno di una piccola comunità, di un paese, di un comune, appunto. In provincia di Vicenza, ne esistono già molti, tanto da poter loro dedicare questo volume che ne censisce in maniera organica la consistenza e l'importanza. Si va dal Sedano di Rubbio e Campese al Broccolo Fiolaro di Creazzo, dal Radicchio Rosso di Asigliano alle Patate di Posina, e poi ancora, i Piselli di Lumignano, le Castagne e le Noci di Lugo, il formaggio di Altissimo e il Verlata di Villaverla, la Carne secca di Lusiana e la Sopressa di Valli del Pasubio. Un percorso gastronomico che diventa un pretesto per inedite gite fuoriporta alla ricerca di storie e sapori antichi. Il volume propone la schedatura completa dei prodotti De.Co. della provincia di Vicenza, con notizie storiche, proposte di itinerari e curiosità, e infine un ricettario originale che mette nel piatto queste troppo poco conosciute specialità della terra vicentina.

 


 

Il libro è in vendita presso gli uffici IAT della provincia di Vicenza, al prezzo di € 10,00.

La versione elettronica del libro, in formato PDF, è scaricabile gratuitamente da questo sito, previa registrazione (registrati ed autenticati nel modulo login a sinistra).

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L'Accademia Italiana della Cucina premia Vicenza è

L’Accademia Italiana della Cucina al suo più alto livello nazionale - presidenza e Consiglio direttivo - ha assegnato il Premio Nazionale Angelo Berti al Consorzio di promozione turistica “Vicenza è”. La candidatura al premio è stata avanzata dalla Delegazione di Vicenza del sodalizio, presieduta da Gianni Marchesini.

La Delegazione ha spiegato che «negli ultimi anni “Vicenza è” ha significativamente contribuito a far conoscere la buona tavola vicentina, valorizzando, soprattutto con pubblicazioni, la cucina, i vini e gli altri prodotti del nostro territorio, alcuni dei quali sono stati riscoperti dopo un lungo periodo di oblio».Il premio Berti è uno dei quattro riconoscimenti a livello nazionale assegnati dall’Accademia della Cucina, fondata nel 1953 da Orio Vergani, che oggi conta 212 delegazioni in Italia e 78 all’estero. Si tratta, quindi, di un prestigioso riconoscimento che porta il nome di Vicenza in tutta Italia e nel mondo. Secondo lo statuto, il premio Berti viene assegnato «a persona, ente, organizzazione o casa editrice che abbiano contribuito in modo significativo, con opere, scritti o iniziative, alla maggior conoscenza e valorizzazione della buona tavola italiana». E su questo fronte, con la collaborazione della casa editrice Terra Ferma, specializzata anche nei temi dell’enogastronomia, l’attività del consorzio vicentino ha convinto il presidente Giovanni Ballarini. Per iniziativa di “Vicenza è”, consorzio turistico tra enti pubblici e privati, nato nel 1991 su idea della Camera di commercio, sono stati pubblicati 18 titoli della collana “I Calieri” (a iniziare dal primo, famosissimo, sul Broccolo Fiolaro di Creazzo) e 15 titoli della collana “Assaggi”, mentre tre sono le “tecete”, ossia libri di piccolo formato. In totale, quindi, “Vicenza è” ha sostenuto la pubblicazione di 36 titoli sui prodotti vicentini negli ultimi nove anni.La consegna del premio s’è svolta recentemente durante una conviviale alla “locanda di Piero” di Montecchio Precalcino. Gianni Marchesini ha consegnato l’attestato a Vladimiro Riva, consigliere delegato del Consorzio, accanto al quale era presente Carla Padovan, anima e motore del Consorzio sin dalla sua nascita. ( Da Il Giornale di Vicenza, 12/7/2010)

accademia

Prima ciliegia col timbro di Veronelli

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 12 Giugno 2010

Prima ciliegia col timbro di Veronelli

È la prima ciliegia in Italia ad avere il riconoscimento DeCo. Se ne producono 4000 quintali all’anno nel comprensorio (Chiampo, Arzignano, Nogarole, San Pietro Mussolino). La Durona del Chiampo è giunta a questo traguardo dopo dodici mesi di cammino, attraverso una fitta burocrazia. Nel 1953 la prima classificazione di ciliegia Durona del Chiampo, che ha portato ad un buon sviluppo della coltivazione. La Durona ha permesso a Chiampo di entrare anche nell’associazione nazionale “Città delle ciliegie”, che unisce diverse località d’Italia produttrici.
La De.Co. per la Durona di Chiampo si deve ad una serie di fattori non trascurabili che passano per la conformazionone del territorio, il clima, la produzione, e soprattutto la gente che da sempre ha avuto amore per questo tipo di pianta, e ha saputo coltivarla con passione. Il ciliegio trova sulle colline di Chiampo un buon adattamento, in un clima temperato e in un terreno fertile e ricco di basalto. Il frutto che ne esce è molto apprezzato per le sue caratteristiche di polposita e dolcezza. La Durona ha una pezzatura grossa (100 frutti corrispondono a 700 gr circa), con buccia di colore rosso intenso, polpa soda e di ottimo sapore. Le piante impiegano da 5 ai 7 anni per entrare in produzione e riescono a dare in media dai 10 ai 40 kg di frutta. M. P.

 

La Cincionela co' la Rava

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 12 Giugno 2010

La CINCIONELA co’ la RAVA
La salsiccia con la rapa gialla
Un classico di Chiampo tutelato ora dalla De.Co.

La rapa gialla al posto della carne, mescolata nell’impasto, per aumentare la produzione di “cincionela”, ovvero salsiccia, “co’ la rava” appunto. Cinquantanni fa era stata una scelta dettata dalla fame, perché con questa tecnica, a parità di maiale usato, si producevano un 30-40% di salsicce in più. Poi, con l’arrivo del benessere, si tornarono a confezionare cincionele di puro suino, salvo accorgersi che quelle con la rapa bianca, erano più buone, o almeno a Chiampo e dintorni piacevano di più. «Il gusto è più delicato - spiega il macellaio Chiarello, con negozio in centro a Chiampo - profumato, è meno calorica e se ne può mangiare di più». Insomma da un’invenzione nata dalla necessità si è finiti ad una scelta di gusto e di legame con la tradizione locale. Tradizione che è stata santificata da riconoscimento del De.Co. (la denominazione di origine comunale) che riconosce e valorizza l’orgine territoriale di un determinato prodotto, nella fattispecie la “cincionela co’ la rava”. Non si pronunci “salsiccia” per carità.
Il riconoscimento è arrivato dopo un lungo iter compiuto dall’amministrazione guidata da Antonio Boschetto e dall’esperto Riccardo Lagorio: «Ci siamo accorti che perfino nei Comuni limitrofi la “cincionela co' la rava” non era affatto conosciuta - spiega l’assessore Francesco Fochesato - e abbiamo capito che si poteva scommettere su questa sfida».
Al ristorante “Al torcio” la famiglia Dal Lago ha presentato sui piatti la cincionela alla brace, abbinata alla polenta e ad altri sapori della terra del Chiampo, come il tortino di cappuccio o i grissini con la ciliegia Durona, De.Co. anche questa, ovviamente. Le macellerie che preparano oggi la cincionela, quattro sul territorio comunale, devono seguire un attento disciplinare, voluto per garantire la fedeltà alle caratteristiche originali. Per conservarla, Chiarello ha un suo segreto: «Scavare una buca, mettere le rape sotto terra, coprire con pietre che permettono la traspirazione e annaffiare di tanto in tanto».
La “cincionela co’ la rava” per un periodo è scomparsa nell’oblio. Il ricordo della povertà era una cicatrice di umiltà da cui il nuovo paesano doveva staccarsi. La storia antica, forse antichissima della cincionela era scomparsa, come gran parte della tradizione contadina locale. «È probabile che questo piatto fosse noto addirittura prima ancora del XV secolo - spiega Riccardo Lagorio»
I bravi macellai di Chiampo preparano con amore quest’insaccato, seguendo l’uso dei nonni che hanno preceduto e insegnato. La carne viene dalla coscia, dalla goletta, pancetta e come dicono anche i macellai (un tempo becari), una parte di “straculo”. La rapa cotta e privata della pelle o buccia è tritata e amalgamata bene all’impasto. Le parti sono un 25-30% di rapa gialla e circa l’80% di carne. Non mancano sale e pepe. Qualcuno vi spolvera anche un po’ di noce moscata. Abili mani artigiane insaccano il tutto. M.P.