Notizie dai Comuni De.Co. vicentini

Creazzo è in festa per il broccolo fiolaro

Ha preso il via a Creazzo la 12° Sagra del broccolo fiolaro. Fitto il programma di eventi: passeggiata tra i luoghi di coltivazione del broccolo (domani partenza ore 20 da piazza Roma), Orientering Caccia ai punti (sabato 15 alle 15 ritrovo al Polisportivo), esposizione dei prodotti tipici del Veneto (domenica 16 dal mattino), presentazione della Confraternita del Broccolo (domenica alle 12.30) e l'esibizione della banda G. Verdi e delle majorettes (domenica alle 15).

Dopo il corso di cucina sul broccolo in programma lunedì 17 alle 20 con lo chef Gianluca Tomasi, martedì 18 dalle 11 saranno protagonisti gli alunni delle elementari che presenteranno degli elaboratori sul broccolo mentre in serata (alle 20) largo a “Veline e veloni”. Chiude questa prima parte di appuntamenti l'iniziativa “Il broccolo fiolaro viaggia” nei piatti degli chef piemontesi (mercoledì alle 20).


Naturalmente non mancherà un fornito stand gastronomico a tema che funzionerà sabato15 martedì 18 e giovedì 20 sin dalle 18.30 e domenica 16 anche a mezzogiorno.


Fonte Il Giornale di Vicenza 13 gennaio 2011

Mandorle, miele, zucchero e albume d'uovo: un equilibrio tra gusto dolce e croccante

A Milano l'emblema del Natale è il panettone, a Verona il pandoro e a Lonigo... il mandorlato. Ma non solo a Lonigo è apprezzato questo dolce, più morbido del torrone, che è pentato un prodotto natalizio per antonomasia. Un po' dappertutto è gustato il mandorlato: tanto per restare nel Vicentino, anche a Solagna, dall'altro capo della provincia, a dicembre c'è una sagra dedicata.

Lonigo è la capitale di questo dolce nel Vicentino. È così da quasi cent'anni, da quando il nonno di Roberto Cestaro cominciò a vendere su larga scala questo fortunato impasto di mandorle, miele, zucchero e albume d'uovo. Ingredienti semplici che, nelle mani del maestro pasticcere, si trasformano in una sostanza bianca, dolce e friabile che fonde in aureo equilibrio la croccante consistenza della mandorla con il sapore inconfondibile del miele.

Roberto Cestaro mandorlato

"Requisito di partenza per fare un mandorlato di qualità è l'eccellenza della materia prima - spiega Roberto Cestaro, titolare dell'omonima ditta che dal laboratorio leoniceno di via Cesare Battisti spedisce il suo prodotto in tutta Italia - Le mandorle arrivano dalla Spagna o dalla Sicilia e devono essere di pezzatura uniforme per garantire il giusto dosaggio dell'amalgama. Il miele è per la maggior parte acquistato in Ungheria, dove, nella zona del lago Balaton ricca di piante di acacia, si ottengono volumi di produzione impensabili in Italia. A questo viene aggiunto in minor quantità il “millefiori” nostrano, un nettare molto dolce e quindi adatto ad aumentare il tasso zuccherino del miele ungherese.

L'albume, infine, è fornito dalla ditta Gandolfi, che si trova proprio a Lonigo, a pochi metri dal mio laboratorio". Una volta ottenuti gli ingredienti giusti, entra in campo l'abilità dell'artigiano: "Per prima cosa bisogna tostare le mandorle, che acquistiamo fresche e pelate - continua Cestaro - Poi si procede all'impasto e alla cottura rispettando metodi e tempi dettati dall'esperienza maturata in tanti anni. È importante arricchire con miele e zucchero il sapore neutro delle mandorle per ottenere un gusto calibrato che esalti le qualità di tutti gli ingredienti. L'albume fa da collante e da decorazione, come si può vedere dalla ragnatela bianca che avvolge il prodotto finito è che pentata il marchio di fabbrica del mandorlato Cestaro".

Prodotto natalizio per eccellenza, il dolce leoniceno registra in dicembre il picco delle vendite. La regione che dimostra il maggior gradimento è il Veneto, seguita dalle Marche e dalla Puglia.
Il mandorlato è stato di recente inserito dal comune di Lonigo nella lista dei prodotti a marchio “De.C.O.” (denominazione comunale di origine) assieme alla soppressa, al provolone e al riso di Bagnolo.

mandorlato

In attesa del broccolo fiolaro e le sue grandi ricette

Comincia la stagione fredda e fra un paio di mesi si potrà apprezzare uno degli ortaggi fiore all'occhiello di Creazzo: il broccolo fiolaro. Questa tipicità appartiene alla famiglia delle Crocifere - specie Brassica Oleracea, di cui fanno parte numerose sottospecie molto più conosciute, quali il cavolfiore, i cavoletti di Bruxelles, il cavolo rapa, la verza, il capuccio.

Il termine broccolo deriva dalla parola "brocco" che significa germoglio, rampollo. Il termine fiolaro invece è di origine dialettale ed indica i cd. "fioi" (figli), germogli di consistenza erbacea, secondari rispetto all'apice centrale dominante, che sono inseriti lungo il fusto ed all'ascella delle foglie. I "fioi" e le foglie più giovani costituiscono la parte edule del broccolo, che viene sempre utilizzato cotto in squisite ricette tradizionali.

 

Fonte Il Giornale di Vicenza 26 Ottobre 2010

Il fico “de la resta” di Creazzo sposa la faraona. Sulle colline del Comune della cintura

Il fico “de la resta” di Creazzo sposa la faraona. Sulle colline del Comune della cintura urbana cresce una particolare varietà di fico, detto appunto “de la resta”, che è l'ultimo a maturare. Ha il frutto più piccolo di quello che si è abituati a trovare in commercio, ma la polpa è più soda e dolce. Un prodotto che, a detta di uno dei suoi mentori, Graziano Cortese, titolare del ristorante-pizzeria “Bellavista”, «cresce così buono solo a Creazzo». Il motivo? Sta nel particolare terreno della collina, dalla composizione sabbiosa, limosa e calcarea, e dalla regolare esposizione al sole, tutti fattori che creano il microclima ideale, anche se la produzione è molto ridotta. «Ogni anno - spiega Cortese - vengono prodotti tra i 7 e i 10 quintali di fichi, anche se è difficile stabilirlo con precisione, perché è una coltivazione di tipo familiare. Si tratta di un prodotto di nicchia, con poca quantità ma ha molta qualità».

Il fico de la resta


Queste caratteristiche del frutto di Creazzo hanno spinto il cuoco a elaborare la ricetta della faraona disossata con ripieno di carni bianche e “fico de la resta”. Il piatto, però, si trova in menu solo in un periodo molto limitato dell'anno, perché Cortese, creatino doc, la realizza con soli frutti autoctoni: «La cuciniamo solo in agosto e settembre – sottolinea - quando ci sono i fichi “de la resta”. Dopo potremmo proseguire con altri tipi, che si trovano anche più avanti, ma non è la stessa cosa, perché il nostro è particolare, più piccolo e dolce e ha una polpa più soda e cremosa ideale per il ripieno».


Il “fico de la resta” di Creazzo ha imboccato ! la strada della “Deco”, approvata invece per un altr! o prodotto della collina ben più noto nel Vicentino: il broccolo fiolaro. L'ortaggio, che vanta una produzione di almeno 150 quintali l'anno, è stato recuperato nel tempo ed ora è protagonista di una sagra frequentatissima, oltre che oggetto di innumerevoli ricette, molte elaborate da Cortese, dalla pizza alla grappa al pesto.

Fonte Il Giornale di Vicenza, 25 settembre 2010

Nere fuori, viola dentro Le incredibili patate di Selva di Trissino

Più che un prodotto di nicchia, sono una vera rarità: un solo coltivatore le produce, e appena una ventina di chili l’anno

Sono nere fuori, viola dentro. Ideali per stupire a tavola, servendo degli gnocchi viola assolutamente inconsueti. Ma è inutile cercare queste patate nei negozi. Non si trovano. È difficile scovarle anche nel luogo d’origine, la frazione Selva di Trissino. Se domandate in giro in paese, in molti vi risponderanno che le conoscono, sì, ne hanno sentito parlare, qualcuno le perfino assaggiate. Ma che siano in commercio è da escludere. Nemmeno nelle contrade sulla collina a cavallo fra Trissino e Arzignano, loro terra d’origine. La produzione è assolutamente limitata: appena venti chili, niente a confronto della produzione complessiva delle patate normali a Trissino, quattromila quintali. Tutto merito delle colline vulcaniche e degli strati sabbiosi che ne costituisc! ono un ottimo terreno di coltura.


Più che un prodotto di nicchia, si tratta quindi di una vera e propria rarità. Se Slow Food ha inventato i presìdi per segnalare e tutelare i prodotti in via d’estinzione, nel caso delle patate nere di Selva di Trissino più che dei presìdi ci vorrebbe una guarnigione intera. Di gastronomi, s’intende.
L’esigua quantità giustifica l’intervento dell’Istituto di genetica sperimentale, lo “Strampelli” di Lonigo. Ne è testimone Piergiorgio Del Grande, funzionario della Provincia bifronte: metà settimana si occupa di agriturismi e metà settimana lavora allo “Strampelli”, dove ha conservato e coltivato questa patata particolarissima.


A Selva c’è solo un coltivatore che ancora produce queste patate nere: si chiama Natale Cenzato, è nato appunto il giorno di Natale e ha settant’anni. È l’unico nel Vicentino che colt! iva questo tubero, eredità delle patate che un tempo eran! o diffusissime e hanno sfamato l’Europa nei secoli passati. Del Grande ritiene che forse nel Veneto ci sarà uno o due coltivatori (c’è memoria di qualcuno a Treviso) di questo tipo. Cenzato ormai è in pensione, ha venduto tutti i campi e solo per passione coltiva due qualità particolari di questa patata del genere “Bindia”. Si tratta appunto della patata nera e della patata denominata “ovo de galo”: di quest’ultima, peraltro, non è l’unico produttore, visto che la coltivazione è più diffusa a Selva di Trissino, ma sempre per uso familiare.


Le patate nere hanno avuto un destino infelice: dopo aver salvato l’Europa dalla fame, l’eccesso di incroci le ha indebolite, la patata s’è ammalata e poco alla volta è scomparsa a vantaggio di varietà più resistenti.
La varietà indicata come “ovo de galo”, a pasta bianca e forma allungata, si sposa bene con il pollo arrosto: il consiglio di Cenzato è di toglierla dal fuoco a mezza cottura, tagliarla a fette tonde e metterle a rosolare assieme al pollo.

Fonte: Il Giornale di Vicenza, 16 settembre 2007

Dopo la “Deco” un marchio e il radicchio potrà decollare

«Solidarietà, volontariato, tradizione, identità e promozione del prodotto sono il motore di questa festa: una ricchezza da tutelare e incrementare. L'amministrazione è disponibile ad affiancare i produttori qualora vi fosse l'intenzione di andare oltre la produzione». Ha esordito così Fabrizio Ceccato, sindaco di Asigliano, alla tavola rotonda proposta in occasione della 21^ Festa del radicchio rosso sul tema “Trasformazione del prodotto: a chi conviene?”.
Dopo l'iter per conseguire la De.C.O., denominazione comunale che a Vicenza possono vantare soltanto 25 comuni (tra cui Asigliano) e circa 400 amministrazioni in tutta Italia, si punta ora al marchio di qualità. «La denominazione è stata un passo importante ma non sufficiente - continua - per tutelare un prod! otto che in un ventennio si è evoluto, grazie all'Istituto di genetica e sperimentazione agraria Strampelli. Ora dobbiamo tutelarlo con un marchio».


Altro punto fondamentale la promozione. Nel luglio scorso l'amministrazione era presente, a fianco di quella leonicena, alla festa della comunità di Abensberg in Germania, nel mese di ottobre ha presentato il radicchio nello stand della Regione al salone del gusto di Torino. «Qualche giorno fa - sottolinea Ceccato - abbiamo avuto in visita una delegazione di studenti della Puglia. Sono venuti a Vicenza per apprendere il marketing territoriale e studiare le eccellenze beriche, tra le quali il radicchio rosso di Asigliano».

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Tra le autorità presenti alla tavola rotonda, coordinata da Claudia Milani Vicenzi, l'assessore regionale Ciambetti, che ha ricordato quanto il presidente Zaia tenga alla promozione del territorio, il presidente del consiglio della Provincia di Verona Pastorello, il direttore di Vicenza Qualità Germaine Barretto, promotrice dell! 'evento di promozione del “made in Vicenza" , tenutosi al Teatro della cucina, nella città del gusto del Gambero Rosso di Roma, e che visto come protagonista il radicchio asiglianese. Presenti anche il presidente della Coldiretti Vicenza, Diego Meggiolaro, e quello della banca Credito Cooperativo Vicentino, Giancarlo Bersan, sostenitore della trasformazione del prodotto e della necessità di “coltivare l'orgoglio delle eccellenze del territorio".
Soddisfatto dei risultati raggiunti dai coltivatori anche l'onorevole Vascon, assessore all'agricoltura della Provincia ed inventore dello slogan: “Mangia genuino, mangia vicentino". «Sarei contento - ha aggiunto ironicamente - se conoscessero il radicchio di Asigliano almeno in provincia».


Ma la promozione del prodotto non è l'unico problema: nei prossimi anni questa eccellenza del territorio dovrà convivere con un biodigestore. «È una contraddizione amministrativa e pol! itica - denuncia Vascon -: la Regione ha fatto una legge contro la cementificazione e la costruzione di nuovi capannoni. Ora sottraiamo territorio ad una produzione di qualità per smaltire rifiuti: non è possibile». S.Z.

Fonte: Il Giornale di Vicenza, 12 dicembre 2010

Le eccellenze del Vicentino conquistano la Puglia

  • Dalla Puglia per imparare il marketing territoriale: Vicenza incoronata la regina dei prodotti a denominazione comunale. Per 3 giorni i 18 studenti del corso organizzato dall'associazione Ascla di Casarano, hanno studiato le eccellenze della produzione berica, tra cui il riso di Grumolo, il mais di Marano e il radicchio di Asigliano. Uno stage che ha lasciato i diretti interessati letteralmente a bocca aperta: «Vicenza è stata una sorpresa continua - racconta la coordinatrice Roberta de Lorenzis - non ci saremmo mai aspettati di trovare non solo tanta preparazione e passione ma anche tanta umanità e cortesia». Nella giornata finale, i ragazzi, con i loro accompagnatori, sono stati accolti dal consorzio Vicenza è, dal presidente Dino Secco dall'amministratore delegato Vladimiro Riva. «Senz'altro l'educational è uno dei settori in cui vogliamo investire - sottolinea Secco - e questa è stata un'esperienza utilissima che speriamo di ripetere». «È solo attraverso la tutela del territorio - ha spiegato l'assessore provinciale Luigino Vascon - che l'agricoltura può avere un futuro». L'unico settore che ha visto un costante incremento del fatturato è stato quello delle produzioni di nicchia. «Valorizzare - interviene Secco - la propria produzione vuol dire anche invitare la gente a venirla ad assaporare nei luoghi di origine». G.G.

GIORNALE DI VICENZA, 26 Novembre 2010

CRONACA,  pagina 29

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"Marketing territoriale attraverso le De.Co": il primo stage

Si sta avviando a conclusione il primo educational sulle De.Co. nel vicentino. Ad organizzarlo ci ha pensato il professor Roberto De Donno che, attraverso l’associazione Ascla di Casarano in Puglia, ha saputo approfittare dei provvedimenti concessi dal Por Puglia FSE per far approvare il progetto “Marketing territoriale attraverso le De.Co.”.

Questo progetto ha inteso fornire un contributo reale in termini di formazione rendendo come protagonista proprio le denominazioni comunali, nate per volontà di Gino Veronelli a seguito delle legge 8 giugno 1990 n° 142, che consente ai Comuni la facoltà di disciplinare e normare le attività agroalimentari tradizionali.

Dato che le De.Co. rappresentano una maniera per riconoscere la territorialità di un prodotto, dalla Puglia 18 studenti con i loro insegnanti hanno ritenuto di venire a scoprire le denominazioni comunali vicentine e i loro protagonisti.

Grazie alla collaborazione del Consorzio Vicenza è, che da anni ha avviato la promozione dei prodotti De.Co. Vicentini arrivando fino ad ora a 40 prodotti censiti e ad una ventina di Comuni, l’educational ha previsto vari incontri con il riso di Grumolo, con il mais Marano, con il radicchio di Asigliano, con gli gnocchi con la fioreta, con il broccolo fiolaro e con il Clinto.

Assieme alla degustazione di altri dei prodotti a denominazione comunale della nostra provincia

Bilancio positivo pertanto per l’educational che va ad aggiungersi alla pubblicazione sulle De.Co e al sito www.comunideco.it che il Consorzio ha realizzato con il fine di valorizzare le produzioni tipiche del nostro territorio.

Alla conferenza stampa di chiusura della settimana di visita al vicentino erano presenti il Vice Presidente della Provincia Dino Secco e l’Assessore all’agricoltura On. Luigino Vascon.

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Il gruppo di studenti accompagnati dal prof.De Donno insieme allo chef Carlo Cracco

 

 

Onori alla mostarda con il marchio “DECO”e tre giorni di fiera

La mostarda di Montecchio avrà il marchio de.co. O ancor meglio, la ricetta castellana che verrà svelata a breve e la denominazione comunale servirà a disciplinare, nella qualità e particolarità gastronomica, le caratteristiche del prodotto tipico. In attesa quindi della mostarda perfetta, Montecchio si prepara ad una tre giorni dove la specialità castellana sarà la principale protagonista. Da venerdì a domenica prossimi piazza Duomo e via Roma saranno i palcoscenici di bancarelle per assaggi eno-gastronomici del condimento.

«Quest'anno ci saranno anche alcune novità mantenendo però il solco della tradizione tipica castellana» ha detto l'assessore alle manifestazioni, Leonardo Peotta. Il presidente della Proloco Alte Montecchio, Giuseppe Trevisan, ha evidenziato l'intenzione che la fiera della mostarda diventi una tradizione ed una data da non perdere per la città; mentre il sindaco Milena Cecchetto ha annunciato la presenza dei tre Montecchio gemellati con la città. «D'ora in poi questa fiera si svolgerà a fine novembre e diventerà un appuntamento fisso» spiega.

Venerdì prossimo alle 19 apertura ufficiale dell'expo in piazza Marconi con espositori ed assaggi delle aziende produttrici.
Alle 20 seguirà il gran galà della mostarda al PalaMostarda con gli allievi della scuola alberghiera di Recoaro (per prenotazioni: ufficio manifestazioni 0444 705721). Sabato invece dalle 10.30 fino alle 22 apertura degli stand espositivi; alle 15.30 verrà realizzata una forma di parmigiano. Domenica la manifestazione continuerà dalle 10 alle 22 con bancarelle, mercatino e vari stand. A.F.

IL GIORNALE DI VICENZA 23/11/2010

MOST

Informazioni: www.comune.montecchio-maggiore.vi.it

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