IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 31 Agosto 2008
Quando il cuoco partecipa al “Festival della mente”
Quello che tutti hanno notato è stato il cambiamento di look. Prima di tutto nei capelli. Li ha sempre portati corti, anzi, qualche anno fa sfoggiava un taglio che non avrebbe sfigurato a un marine. Adesso sono lunghi (e altrettanto le basette) con tanto di ricciolone sul collo. Quando a quarant’anni, o più esattamente a 43 quanti ne ha lui, si cambia look o ci si compra una moto, vuol dire che è mutato qualcosa di importante nella propria vita.
Cosa gli sia accaduto ai capelli Carlo Cracco l’ha spiegato recentemente in un’intervista a Pietro Cheli: tutta colpa del fatto che l’anno scorso s’è messo in proprio, ha acquistato dalla famiglia Stoppani il ristorante in cui da otto anni lavora a Milano, in via Victor Hugo. È sparito Cracco - Peck, scritto alla rovescia, in maniera leonardesca, ed è rimasto solo lui, Cracco: «È cambiata la società del ristorante e tutti mi chiedevano quali differenze ci sarebbero state. Dato che tutto restava uguale, per avere qualcosa di diverso ho deciso di far crescere i capelli».
Il cuoco vicentino, che a quindici anni lavorava con Mario Baratto e poi è diventato allievo di Gualtiero Marchesi a Milano, è da tempo ormai trapiantato nel capoluogo lombardo, dove sono talmente orgogliosi di lui da avergli assegnato l’Ambrogino d’oro, il massimo riconoscimento del Comune. Ma è diventato, per le sue capacità e anche per il suo stile sobrio, molto inglese, esattamente l’opposto di Vissani, un personaggio che attira l’attenzione.
Gira ancora in televisione il simpatico spot che ha realizzato per l’Acqua San Pellegrino: va sottolineato che lui e il suo staff hanno devoluto gli introiti in beneficenza, all’Amref. Nello spot Carlo ha coinvolto il papà Bertillo, il quale ha da poco ha compiuto 80 anni. Anche se ha due stelle Michelin, c’è qualcosa che, nella fiction pubblicitaria, rattrista Carlo. I suoi piatti non riescono a convincere il padre, che sia l’insalata russa caramellata o le tagliatelle al tuorlo d’uovo marinato: «Mio papà - spiega con la voce fuori campo mentre la camera inquadra il volto severo del padre - continua a preferire la cucina di mia madre».
È davvero così? Carlo sorride e risponde: «Perché mentire?»
In realtà il legame tra padre e figlio è assai stretto. Chi scrive ha fotografato il papà Bertillo che consegna al figlio i cespi di broccolo fiolaro di Creazzo. D’inverno, infatti, Bertillo Cracco si mette in treno e, una volta alla settimana, li porta al ristorante a Milano.
Giusto ieri Carlo Cracco è stato ospite al “Festival della mente” di Sarzana, una rassegna che allinea una quarantina di appuntamenti. Il suo è uno dei tanti nomi illustri della rassegna: da Remo Bodei a Piergiorgio Odifreddi, da Danilo Mainardi a Vittorio Sermonti, da Toni Servillo a Carlo Ginzburg.
Carlo è arrivato a Sarzana forte di una convinzione. Per essere sempre se stesso, anche in cima alle classifiche, segue tre massime: «Mai pensare di essere arrivato. Pensa che manca ancora strada. pensa che è tutta una finzione». Bravo.
Domenica 31 Agosto 2008
Quando il cuoco partecipa al “Festival della mente”
Quello che tutti hanno notato è stato il cambiamento di look. Prima di tutto nei capelli. Li ha sempre portati corti, anzi, qualche anno fa sfoggiava un taglio che non avrebbe sfigurato a un marine. Adesso sono lunghi (e altrettanto le basette) con tanto di ricciolone sul collo. Quando a quarant’anni, o più esattamente a 43 quanti ne ha lui, si cambia look o ci si compra una moto, vuol dire che è mutato qualcosa di importante nella propria vita.
Cosa gli sia accaduto ai capelli Carlo Cracco l’ha spiegato recentemente in un’intervista a Pietro Cheli: tutta colpa del fatto che l’anno scorso s’è messo in proprio, ha acquistato dalla famiglia Stoppani il ristorante in cui da otto anni lavora a Milano, in via Victor Hugo. È sparito Cracco - Peck, scritto alla rovescia, in maniera leonardesca, ed è rimasto solo lui, Cracco: «È cambiata la società del ristorante e tutti mi chiedevano quali differenze ci sarebbero state. Dato che tutto restava uguale, per avere qualcosa di diverso ho deciso di far crescere i capelli».
Il cuoco vicentino, che a quindici anni lavorava con Mario Baratto e poi è diventato allievo di Gualtiero Marchesi a Milano, è da tempo ormai trapiantato nel capoluogo lombardo, dove sono talmente orgogliosi di lui da avergli assegnato l’Ambrogino d’oro, il massimo riconoscimento del Comune. Ma è diventato, per le sue capacità e anche per il suo stile sobrio, molto inglese, esattamente l’opposto di Vissani, un personaggio che attira l’attenzione.
Gira ancora in televisione il simpatico spot che ha realizzato per l’Acqua San Pellegrino: va sottolineato che lui e il suo staff hanno devoluto gli introiti in beneficenza, all’Amref. Nello spot Carlo ha coinvolto il papà Bertillo, il quale ha da poco ha compiuto 80 anni. Anche se ha due stelle Michelin, c’è qualcosa che, nella fiction pubblicitaria, rattrista Carlo. I suoi piatti non riescono a convincere il padre, che sia l’insalata russa caramellata o le tagliatelle al tuorlo d’uovo marinato: «Mio papà - spiega con la voce fuori campo mentre la camera inquadra il volto severo del padre - continua a preferire la cucina di mia madre».
È davvero così? Carlo sorride e risponde: «Perché mentire?»
In realtà il legame tra padre e figlio è assai stretto. Chi scrive ha fotografato il papà Bertillo che consegna al figlio i cespi di broccolo fiolaro di Creazzo. D’inverno, infatti, Bertillo Cracco si mette in treno e, una volta alla settimana, li porta al ristorante a Milano.
Giusto ieri Carlo Cracco è stato ospite al “Festival della mente” di Sarzana, una rassegna che allinea una quarantina di appuntamenti. Il suo è uno dei tanti nomi illustri della rassegna: da Remo Bodei a Piergiorgio Odifreddi, da Danilo Mainardi a Vittorio Sermonti, da Toni Servillo a Carlo Ginzburg.
Carlo è arrivato a Sarzana forte di una convinzione. Per essere sempre se stesso, anche in cima alle classifiche, segue tre massime: «Mai pensare di essere arrivato. Pensa che manca ancora strada. pensa che è tutta una finzione». Bravo.